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Area di competenza
La banca a Pescia
Fondata nei primi anni ’60, l’allora Cassa Rurale e Artigiana di Alberghi, oggi Banca di Pescia, è una banca cooperativa nata e cresciuta a fianco del florovivaismo locale. Venne costituita nel 1962 proprio per iniziativa di un gruppo di floricoltori e di artigiani. Da allora la Banca è cresciuta in stretto rapporto con l’economia del fiore, senza tuttavia trascurare gli altri settori rappresentati dai piccoli operatori economici, artigiani, commercianti, professionisti, imprese personali e famiglie.
La città di Pescia è situata nella parte settentrionale della Toscana, in un'ampia valle che prende il nome di Valdinievole, circondata a nord da stupende colline coperte da boschi e oliveti e aperta a sud, con le sue pianure, verso l'Arno e il mare. Strategica la sua posizione a metà strada tra Firenze (50 km circa) e la Versilia (45 km circa). Il fiume omonimo la unisce e la divide allo stesso tempo, lasciando a destra e a sinistra due nuclei distinti, col ponte del Duomo che da sempre ne fa un solo centro.
Il capoluogo del comune è Pescia (62 mt. slm). Le frazioni sono: Aramo (387 mt. slm), Castellare (60 mt. slm) Castelvecchio (420 mt. slm), Collodi (125 mt. slm), Fibbialla (424 mt. slm), Medicina (537 mt. slm), Pietrabuona (125 mt. slm), Pontito (749 mt. slm), San Quirico (529 mt. slm), Sorana (405 mt. slm), Stiappa (627 mt. slm), Vellano (480 mt. slm), Veneri (60 mt. slm). L'olivo è l'elemento caratterizzante del territorio comunale, tanto che è possibile trovarlo anche nei giardini delle case, a dimostrazione dello stretto legame fra campagna e città. Alle piante di olivo si accompagnano le serre dei fiori, fonte primaria della moderna economia cittadina, che appaiono più verso il piano, spesso incastonate fra le case.
Al tempo dei Longobardi risalgono le testimonianze più antiche dell'abitato. Pescia fu città del tredicesimo secolo, inserita nell'area di influenza di Lucca. Fu molto danneggiata nel XIII sec. dal potente vicino, cui intese ribellarsi. Nel XIV sec. si alleò con Firenze, che fu sempre grata della fedeltà di Pescia favorendone in ogni modo lo sviluppo. Leone X, Papa della Famiglia dei Medici, fece erigere nel 1519 la sua Pieve, e i Medici dettero la spinta iniziale a uno sviluppo economico protrattosi in pratica sino al XIX secolo, grazie allo sfruttamento delle risorse agricole e all'impiego della straordinaria risorsa costituita dal fiume e dalle sue acque. Nacquero prima i setifici e le cartiere, poi le concerie e le ferriere, assieme ai mulini e ai frantoi, tutti mossi dall'energia dell'acqua. Pescia ottenne nel 1699 il titolo di Città; nel 1726 il passaggio a Diocesi.
La prosperità di Pescia industriale durò sino all'Unità d'Italia, quando iniziò un lento declino dovuto al cambiamento dei mercati e alla concorrenza delle industrie straniere. Pescia reagì allora tornando alle sue origini agricole; le colture specializzate, prima la vite e l'olivo poi il fiore, furono la sua salvezza. Oggi la città fonda la sua economia sui vivai di olivi, di agrumi, di piante da appartamento e sulla produzione dei fiori recisi, che esporta con successo in tutto il mondo.
La banca a Cascina
La Cassa nasce il 12 giugno del 1911 per iniziativa di alcuni esponenti del mondo cattolico locale, con due o tre preti in prima fila. Tra i soci fondatori, una ventina, fu eletto il primo presidente, l'intagliatore Giovanni Grigò, che resterà in carica per un solo mandato. A lui, nel marzo del 1913, succede Antonio Virgili, un colono, che sarà affiancato come cassiere da Augusto Panicacci, un falegname che ad ore e giorni stabiliti (di regola la domenica mattina) riceve i soci in casa per compiere le varie operazioni.
Verso la fine degli anni '30 la Cassa è in grado di acquistare la prima sede, per il momento destinata a spaccio della cooperativa di consumo, costituita in seno alla stessa compagine dei soci della Cassa.
Nel '38 a Virgili e a Panicacci succedono il geometra Pierino Caroti come presidente ed il cavalier Gino Bindi con le funzioni di cassiere, il quale sarà a sua volta presidente dall'aprile 1959 all'agosto del 1974, ricoprendo anche la carica di consigliere della Federazione Toscana, cui la Cassa aveva aderito fin dal 23 ottobre del '45, anche se allora non si trattava dell'odierna Federazione ma della Federazione Toscana delle Cooperative di Credito, risorta dalle ceneri del precedente ente corporativo fascista. Dal 1951 in poi, sulla spinta offerta dalla legge per i finanziamenti all'artigianato, inizia il processo di sviluppo che dopo il '74 assumerà ritmi davvero notevoli.
La Banca di Cascina Credito Cooperativo è sempre stata un riferimento concreto e familiare nella vita di ogni giorno per molti cittadini, lavoratori, commercianti, imprenditori, famiglie, giovani, enti e amministrazioni locali.